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La colonna spezzata, Frida Khalo

Immagine del redattore: Matilde GilioliMatilde Gilioli

Speciale biografia e dipinto

Foto per Nickolas Murray, Frida Khalo, 1939
Foto per Nickolas Murray, Frida Khalo, 1939

Magdalena Carmen Frida Khalo Calderòn, meglio conosciuta come Frida Khalo, non è solo una delle pittrici più conosciute nella storia dell'arte ma è anche simbolo di

femminismo e rottura dei tabù sul corpo e la condizione della donna. Il suo carattere forte, la sua indipendenza, la sua originalità sono solo alcuni degli aspetti che descrivono questa donna incredibile. Frida Khalo fu anche una donna innamorata di un uomo, il muralista Diego Rivera, ma anche di un paese, il suo Messico. Frida Khalo però fu soprattutto dolore, insopportabile e debilitante che piombò nella sua vita ancora immatura di giovane diciottenne e che cambiò tutto.


Il padre di Frida Khalo era un fotografo di origini tedesco-ungherese, la madre una messicana di origine indigena e spagnola. La famiglia la iniziò all'arte, dandole tele e pennelli per dipingere durante la convalescenza, e sempre la appoggiò.

Nel 1922 Frida inizia gli studi di medicina presso la Scuola Preparatoria Nazionale di Città del Messico. Era questa una scuola molto esclusiva e normalmente riservata ai soli maschi, Frida fu una delle pochissime donne ammesse (35 su 2000 alunni); la scuola seguiva le leggi del moralismo dell'epoca ma rimaneva comunque un ambiente vivace e stimolante ed è qui che Frida comincia ad avvicinarsi alle idee sociali e alla politica. Frida era una ragazza ribelle e dal carattere forte tanto che con altri studenti (due ragazzi e sette ragazzi) fonda un gruppo, chiamato Las cachuchas, dai berretti in tela che indossavano in ribellione ai costumi dell'epoca, dove discorrevano di letteratura e di politica.


I due incidenti: l'autobus e Diego

Era il 17 settembre 1925. La giovane Frida sta viaggiando in autobus, sta tornando serena da scuola come tutti i giorni ma quello non è un giorno come tanti; l’autobus su cui sta viaggiando si scontra con un tram e l’impatto è terribile. Frida sopravvive ma un corrimano la trafigge da parte a parte causandole fratture alla colonna vertebrale e danni irreparabili all'utero. Questo orribile incidente segna la vita dell'artista sia dal punto di vista fisico che mentale. Durante la convalescenza, che dura nove mesi, comincia a dipingere.

La pittura sarà per lei sopravvivenza al dolore.


La convalescenza finisce ma il dolore non scompare, questo non le impedirà però di riprendere in mano la propria vita; si iscrive al partito comunista messicano e frequenta i circoli artistici. È in questo periodo che incontra Diego Rivera, l'uomo che amerà per tutta la vita e che per tutta la vita la farà soffrire. La coppia, definita La paloma e l'elefante (la colomba e l'elefante), è anomala, secondo i canoni dell'epoca: si definiscono infatti una coppia aperta, Frida apertamente poligama e bisessuale, Diego tentato spesso da altre donne.

Diego ed io, 1931
Diego ed io, 1931

I due si sposeranno nel 1929 e l'anno successivo si trasferiranno negli Stati Uniti, Diego per dipinge i suoi murales, Frida ritratti e scene surrealiste. Sarà proprio negli Stati Uniti che Frida avrà i suoi primi due aborti, avvenimenti questi che mineranno la sua mente fragile e la porteranno ad esplorare un tema decisivo: l'identità.

Con una serie di autoritratti analizzerà se stessa dipingendo gli avvenimenti più importanti della sua vita partendo dalla propria nascita fino a rappresentare la crudeltà di vedere nascere il proprio figlio già morto.

Il letto volante, 1932
Il letto volante, 1932

L'amore per il suo Messico


La coppia torna in Messico e qui si impegna suo fronte politico: entrambi sostenitori del partito comunista e attivisti di sinistra ospiteranno Leon Trotsky e la moglie Natalia nella loro casa, entrambi perseguitati da Stalin. Frida legherà molto con Trotsky anche sentimentalmente e gli dedicherà un quadro in particolare Autoritratto dedicato a Leon Trotsky

Autoritratto dedicato a Leon Trotsky, 1937
Autoritratto dedicato a Leon Trotsky, 1937

In questo periodo Frida si concentra su un nuovo tema: le sue origini. Il folklore messicano è al centro delle sue opere con i colori, con gli elementi della natura e il realismo magico che racchiude l'essenza indigena. Con i suoi quadri Frida vuole esprime l'affermazione nazionale messicana esaltandone i valori e l'identità culturale. Crea anche una nuova immagine di sé stessa scegliendo di indossare abiti tradizionali per celebrare la tribù zapoteca, una tribù in cui il ruolo delle donne era centrale nella gestione degli affari. Forse definirla matriarcale è troppo poiché nonostante le donne gestissero il mercato e gli affari legati alle attività degli uomini esse erano escluse dalla vita politica e dalle decisioni più importanti.

Ad ogni modo, Frida sceglie di onorare le proprie origini indossando un abbigliamento molto originale: sulle spalle, a coprire una camicetta huipil dal taglio squadrato, indossa uno scialle che cade morbido sulla voluminosa e coloratissima gonna enaguas ornata di pizzo; ai piedi sandali iponema e sul capo l'iconica coroncina di fiori.

Nelle opere di questo periodo mette a punto un simbolismo dei colori accesi e raffinato che lei stessa ci racconta: le foglie verdi rappresentano tristezza, il blu navy distanza, il bu cobalto l'amore e la purezza, il giallo la paura e la malattia e il giallo verdastro la follia e il mistero.

La mia balia ed io, 1937
La mia balia ed io, 1937

Le due Frida


I dolori fisici derivanti dai tanti interventi subiti nel corso della vita a causa di quell'orribile incidente convivono con la sofferenza mentale derivante dagli aborti e dall'amore per Diego Rivera il quale continua a tradire Frida. I due divorzieranno nel 1939 dopo che verrà alla luce la relazione che l'uomo porta avanti con la sorella di Frida, Cristina. È proprio in quest'anno che l'artista dipinge quella che forse è la sua opera più famosa ed apprezzata: Le due Frida.

Le due Frida, 1939
Le due Frida, 1939

Il quadro rappresenta una Frida innamorata, sulla destra, e una che non ama più, sulla sinistra; le due donne guardano con fierezza lo spettatore incuranti del loro cuore in vista.

L'anno dopo la coppia si sposerà nuovamente. Incapaci di vivere uno senza l'altro, o dipendenti del loro stesso amore tossico, Diego e Frida si trasferiranno nella casa Azul (casa d'infanzia di Frida e attuale museo). Il matrimonio avrà però due limiti, imposti da Frida stessa: si sarebbe mantenuta da sola e non avrebbe più avuto rapporti sessuali con Diego. I due vincoli, oltre a dimostrare la forza e l’indipendenza di Frida, si inseriscono perfettamente in quella che è la condizione dell’artista all’epoca. In quegli anni infatti l’arte di Frida era universalmente riconosciuta e apprezzata da artisti come Picasso, Mirò, Kandinskij e lo stesso Breton (che definì il movimento del surrealismo nel suo manifesto del 1924), l'artista dipinge e insegna all'istituto Nazionale di belle arti del Ministero della Pubblica Istruzione ed espone nelle gallerie più prestigiose; partecipa all'esposizione collettiva del surrealismo nella Galleria di Arte messicana nel 1940 e alla Galleria Lola Alvarez Bravo nel 1953, la sua unica esposizione privata. Il secondo limite ha a che fare, oltre che con le ferite del cuore, anche con il dolore fisico. La saluta di Frida vacilla e negli ultimi anni della sua vita soffre molto anche a causa dei corsetti che è costretta ad indossare a sostegno di una schiena che non è più in grado di sostenerla.


Lo stile di Frida non è etichettabile, lei stessa sostiene di non appartenere a nessuna corrente artistica anche se, nei suoi dipinti, troviamo una miscellanea di surrealismo, espressionismo e primitivismo.


La salute dell'artista, minata durante l'intera sua vita, la abbandonerà il 13 Luglio 1954.


La colonna spezzata, analisi dell'opera

La colonna spezzata, 1939
La colonna spezzata, 1939

Frida Khalo disegna la sua realtà, dipinge gli aspetti della sua vita mescolandoli con elementi della natura e dell'identità messicana. Credo che tutto questo sia incarnato in una sua specifica opera: La colonna spezzata, datata 1944.


L'opera è stata dipinta qualche giorno dopo aver subito un'intervento alla schiena ed esprime lo stato emotivo e psicologico derivante da una sofferenza non solo fisica.

Si tratta di un autoritratto frontale dell'artista che indossa un corsetto di tela e un lenzuolo bianco a coprirle il bacino. La pelle nuda è puntellata da chiodi di varie dimensioni e la colonna vertebrale che le attraversa tutto il corpo è fragile e fratturata.


Lo sfondo è arido e increspato, un deserto sotto un cielo in tempesta. La figura si erge austera e fiera in un paesaggio desolato e spaccato, lo sguardo intenso diretto allo spettatore, occhi neri e lacrime bianche.


Il quadro ricorda i ritratti dei santi nella religione cristiana, troviamo infatti diversi elementi comuni: il lenzuolo come sudario, i chiodi e il dolore. Ma in questa rivisitazione in chiave allegorica Frida ci vuole comunicare che il suo dolore, al contrario di quello dei martiri cristiani, non è salvifico ma fine a sé stesso.

Frida si sente sola, indifesa, vulnerabile e sofferente come in un deserto inospitale. Vive in un tumulto, interno ed esterno, proprio come il cielo sopra di lei.

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