Impressioni, levar del sole. Claude Monet
- Matilde Gilioli
- 22 feb
- Tempo di lettura: 5 min
Speciale biografia e dipinto

“È solo un occhio, ma che occhio!” Disse di lui Cezanne.
Claude Monet fu il massimo esponente dell'impressionismo, un movimento artistico che mette in primo piano le emozioni dell'artista e non la rappresentazione della realtà.
Nacque a Parigi nel 1840 ma molto presto la famiglia si trasferì a Le Havre, in Normandia. Qui Monet frequentò la scuola d'arte e incontrò il suo primo maestro, Boudin. Fu lui a suggerirgli di andare a Parigi, solo nella capitale della cultura, gli disse, avrebbe potuto trovare gli stimoli adatti per un talento come il suo. Così, nel 1859 si trasferisce a Parigi; qui non frequenterà l'accademia delle belle arti, con i suoi canoni classici e conservatori, ma lavorerà come libero professionista all'accademia Suisse e nei sobborghi parigini dove si legherà con altri artisti che come lui segnano la rottura con l'accademia classica. Con questo gruppo di “ribelli”stringerà un forte legame e soprattutto getterà le basi per una nuova arte.
Nel 1861 fu chiamato alle armi e mandato in Algeria; qui rimase colpito dalla luce e dai colori, soprattutto del crepuscolo, che questa terra mediterranea sapeva regalare e si rafforzò in lui la consapevolezza che la pittura en plein air, che sarà per lui l'unica pittura che eserciterà, ha una forza maggiore rispetto a quella realizzata all'interno di uno studio come insegnava invece l'accademia classica.
Il servizio militare all'epoca durava sette anni ma grazie alla zia, Marie-Jeanne, rimasta vedova e da allora appassionata di pittura, fu esonerato e tornò in Francia l'anno successivo.
Fu nel 1866 che Monet dipinse Camille in abito verde, dipinto che venne particolarmente apprezzato dalla critica. Camille fu prima modella, poi moglie e madre dei primi due figli di Monet. La donna morirà ne 1879.
Durante la guerra franco prussiana si rifugia a Londra per non essere reclutato; il soggiorno nella capitale britannica fu di grande ispirazione ma anche qui, come in Francia, non ottenne il riconoscimento e soprattutto la comprensione sperata per la sua arte.
Il decennio 1870-80 fu particolarmente prolifico ma altrettanto deludente. La critica giudicherà aspramente le sue opere con parole severe, taglienti ma anche umilianti per un artista. I suoi quadri, come quelle degli altri pittori del movimento, verranno definiti “incolti e rozzamente sommari”. Questi termini ci fanno intendere quanto le opere di Monet fossero lontano dalla tradizione e dalla morale dell'epoca.
Nella Parigi di fine ‘800 le regole nell'arte le stabiliva il Salon che ogni anno organizzava una mostra per decretare i migliori artisti e per consolidare la reputazione dell'accademia.
In contrapposizione a questa istituzione ed evento mondano nel 1874 i pittori impressionisti organizzarono presso lo studio del fotografo Nadar una mostra con l'obbiettivo di esporre e vendere le proprie opere. Non fu un grande successo ma risuonò come un gesto di ribellione, un gesto di manifesta rottura e cambiamento.
E fu proprio un quadro di Monet esposto in questa mostra a dare il nome al movimento artistico che fino a quel momento rimaneva nell'anonimato: Impressione, levar del sole.
Il titolo del quadro gioca sul doppio significato della parola Impressione. ”Impressione” è infatti il termine tecnico con cui si indica il primo strato di colore applicato alla tela, vale a dire il bozzetto. Questa operazione serve per fissare l'immediata reazione dell'artista ad un soggetto ed è proprio qui che si inserisce il secondo significato, ovvero sensazione. I pittori impressionisti dipingono en plein air, quindi “in diretta” e tracciando le pennellate di colore sulla tela senza disegno preparatorio. Quello che intendono fare è catturare l'emozione, la sensazione alla vista di un paesaggio. Ghermire la percezione prima che il processo concettuale abbia inizio. Per questo nei quadri impressionisti non troviamo un significato nascosto ma solo emozione.
Ma fu grazie ad un critico, Louis Leroy, che il nome andò a finire su tutti i giornali. Il quadro venne definito Impressionante, ovviamente in senso negativo e storpiando il titolo originale e “senza capo né coda, né alto né basso né davanti né didietro”
Questa poco lusinghiera critica piacque invece molto al movimento che finalmente trovò il proprio nome.
Nel 1881 Claude Monet si trasferisce a Giverny, piccolo paesino di poco più di duecento anime dove rimarrà fino alla morte. Da questo momento il pittore viene apprezzato, lodato e riscuote successo. Fu in questo periodo che conobbe Clemenceau, con lui stringerà un'amicizia che durerà anche durante la guerra quando i due prenderanno strade diverse: Clemenceau diventerà ministro della guerra mentre Monet soffrirà per l'assenza di pace tanto che il giorno dopo l'armistizio dell'11 Novembre del 1918 donerà allo stato francese quelle che potremmo definire le opere che compongono il set di una delle rappresentazione monumentali più spettacolari del novecento: il ciclo delle ninfee.
Per Monet a questo punto i problemi economici dell'inizio sono un lontano ricordo, acquista la villa di Giverny e lì comincia un'opera straordinaria: creare un giardino pieno di fiori di ogni tipo e costruire lo stagno dove pianterà le sue famose ninfee. Nel suo spettacolare giardino Monet sperimenterà un nuovo concetto, la pittura in serie; ovvero la rappresentazione di uno stesso paesaggio o un soggetto in diverse condizioni di luce, di clima e di prospettiva con l'obbiettivo di arrivare ad una perfezione che si è consci non esistere.
Nel 1892 sposa Alice Hoschedè che lo lascerà prematuramente, a causa ella leucemia, nel 1911, pochi anni dopo la comparsa dei primi problemi agli occhi.
Durante il periodo della guerra Monet soffre molto, sia per il clima bellico ma anche per la malattia agli occhi e la solitudine. Sono anni difficili in cui il pittore si rinchiude, come fosse un santuario, nel suo giardino pieno di fiori; uno spazio onirico e privo di dimensioni proprio come i suoi quadri. Morirà il 5 Dicembre 1926.
Analizziamo ora l'opera che diede il nome al movimento Impressionista: Impressione, levar del sol.
Il dipinto è una paesaggio marino e rappresenta uno scorcio mattutino del porto di La Hevre.
In primo piano, in una diagonale da sinistra, troviamo due piccole barche mentre sullo sfondo incontriamo la terza barca e il profilo del porto in lontananza. Sopra al porto spicca il sole la cui pallida luce si specchia nel mare.
Il quadro è diviso in due sezioni: nella parte superiore è occupata dal cielo, il porto e la foschia mentre nella parte inferiore la protagonista è l'acqua.
Nella parte superiore intuiamo la presenza del porto: le linee verticali ci ricordano le navi, quelle oblique le gru e le macchie di fumo le ciminiere. Nella parte inferiore invece vediamo il mare: una base di colore a zigzag e liquida interrotta da pennellate virgolettate e sottili per rappresentare l'increspatura della superficie.
Le due sezioni sono interrotte dalla luce del sole rappresentato come un cerchio perfetto di colore arancione a contrasto. I colori predominanti dell'intero dipinto infatti sono il blu, il verde e il grigio. Il contrasto di colori da al dipinto una forza evocativa e un impatto illuminante.
Ma un elemento fra tutti è carico di emozione, la foschia. Dipingere questo simbolo indeterminato e sfuggente permette di comprendere l'evanescenza e la magia che l'alba sa regalare. Questa foschia che racchiude il quadro è rischiarata da pennellate nette di arancione che ci fanno percepire il sole nascente.
Il connubio foschia e luce rende la tela una composizione di vibrazioni luminose, il soggetto non è più l’alba ma all'impressione dell'alba.
Come scrisse Rimbaud:
L'ho trovata l'eternità
è il sole in comunione con il mare
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