Autoritratto, Tamara de Lempicka
- Matilde Gilioli
- 19 mar
- Tempo di lettura: 2 min
Icona degli sfavillanti anni venti

Titolo: Autoritratto
Autore: Tamara de Lempicka
Anno: 1929
Formato: 35x26,6cm
Tecnica: Olio su tavola
Stile: Futurismo e Cubismo
Luogo: Svizzera, collezione privata
L'artista rappresenta sè stessa a bordo di una Bugatti decappottabile verde. Indossa guanti, foulard e un caschetto da pilota che le incornicia il volto dallo sguardo seducente e determinato, rivolto allo spettatore. Il viso è morbido e perfettamente truccato, in contrasto con le forme geometriche del foulard.
Il dipinto fu commissionato dalla rivista di moda tedesca Die Dame per celebrare una nuova immagine di donna. Tamara infatti incarna e rappresenta la donna indipendente, ricca e inaccessibile che rifiuta il ruolo di oggetto estetico e, pur mantenendo eleganza e classe, svolge attività solitamente riservate agli uomini come fumare o guidare. La femminilità celebrata da Tamara è fredda, affascinante ed erotica; i tratti del dipinto sono infatti spigolosi e duri ma ugualmente eleganti. Lo stile dell'artista richiama sicuramente il futurismo del suo maestro Filippo Tommaso Marinetti con il mito della velocità e il cubismo di Pablo Picasso ma anche la statuaria classica che si ritrova nella plasticità dei soggetti.
La scala cromatica è limitata, i dipinto è realizzato principalmente sulle tonalità dei colori freddi ad eccezione dell' arancione del rossetto a contrasto. La carrozzeria verde dell'auto funge da cornice mentre il movimento del foulard, derivante dalla velocità dell'auto in corsa, riempie l'abitacolo di un grigio freddo simile all'acciaio. Anche i biondi capelli della donna si intravedono appena, coperti dal casco grigio.
Tamara de Lempicka fu un'artista dalla biografia misteriosa ma quello che sicuramente ha trasmesso con la sua vita di sfarzi e lusso sfrenato è stato lo stile di vita ricco e agiato dell'alta borghesia parigina. La donna è icona della donna moderna, indipendente, sensuale e libera.
L'inquadratura dell'opera ricorda un taglio cinematografico, la forma della tavola è infatti rettangolare e si sviluppa verso l'alto (per rispondere all'esigenza di essere utilizzata come copertina di una rivista), inoltre il soggetto è posto in primo piano e la carrozzeria tagliata dell'auto ci fa percepire il movimento verso lo spettatore e allo stesso tempo l'intensità dello sguardo sfuggente del soggetto che si avvicina.
Ciò che si prova guardando questo autoritratto è sicuramente reverenza nei confronti della donna rappresentata che ci appare lontana e irraggiungibile. Fu proprio questo che Tamara voleva comunicare con i suoi quadri, voleva dire al mondo che la donna non è oggetto da venerare o esporre per il diletto degli uomini ma un soggetto libero, indipendente e capace di dominare con il suo fascino. Una donna erotica e sensuale in abiti alla moda e provocanti.
Quello che Tamara ci ha lasciato è uno spaccato della vita parigina dei ruggenti anni venti e il nuovo ruolo della donna moderna dell'alta borghesia dell'epoca. Quello su cui oggi ci troviamo a riflettere è quanta di questa libertà nel mondo delle celebrità è rimasta e quanto invece questa indipendenza sia oggi rinchiusa in una gabbia di superficialità e ipocrisia
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